"Non sa chi sono io": condannato

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CARMINE84
00venerdì 13 gennaio 2006 15:39
Per Cassazione espressione da punire

D'ora in avanti chi, per affermare una propria posizione di potere e di immunità, si lascerà scappare la classica esclamazione "lei non sa chi sono io", rischierà di incappare nelle maglie della giustizia. La Cassazione infatti, chiamata ad esprimersi su una vicenda accaduta a Caltagirone, in Sicilia, ha definito l'espressione un modo di dire incongruo e sconveniente e, come tale, da punire.

Questa la vicenda. Una dottoressa in legge sta facendo alcune fotocopie. Nella stanza entra un avvocato, anche lui bisognoso della macchina fotocopiatrice e, in virtù del rango sociale più elevato, chiede posto. E al rifiuto della donna di lasciare libera la macchina, parte il più classico dei "lei non sa chi sono io".

La donna non ci sta e si rivolge al tribunale per un risarcimento morale. Il foro le dà ragione ma l'avvocato, non contento, si appella alla Cassazione. e così arriva la sentenza definitiva: l'espressione viene definita dalla Suprema Corte un modo di dire "incongruo e sconveniente". E così quella che più volte era stata condannata e messa alla berlina più volte in alcuni classici della commedia all'italiana (da Totò ad Alberto Sordi l'elenco sarebbe sterminato) riceve ora anche la condanna da parte della giustizia.
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