PESCA A FONDO AI JARDIN DE LA REJNA

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giordaloco
00domenica 17 settembre 2006 18:23
Sono già tre giorni che mi sto sollazzando ai Jardin de la Rejna, pescate mattina,
pomeriggio e sera, pesci a non finire, il cuoco meraviglioso sta cercando di farmi
ingrassare con piattini tipo : spaghettate all’aragosta, pargo asado su un letto di
riso,
filetti di carangide, carpaccio di cernia, cubera con maionese e molto altro.

Vedere mangiare i cubani è uno spettacolo : piazzano tutto in un piatto : riso sotto
e poi avanti !!! ci mettono sopra tutto quello che hanno a disposizione carne,
pesce, verdura, formaggio, fagioli , sughi e immancabile in ogni pranzo una
banana, a questa , al riso e ai fagioli non rinunciano.

Era da un paio di giorni che Fulvio, l’ex veterinario di Torino, lavoro e carriera
buttata alle ortiche per venire a vivere quì come guida, stava organizzando una
uscita pemeridian/notturna a bolentino.

Il giorno prima aveva preso una retata di sardine ,o qualcosa di simile, e l’aveva
scaraventata in un bidone; poi con un aggeggio di sua invenzione : un’elica fissata
a un trapano elettrico , aveva provveduto a maciucare il tutto , spruzzando pezzi,
viscere e squame di pesce per tutto il ponte rendendolo quasi inagibile.

Buena suerte che Pepe e Franco erano rimasti a Moron per quella settimana, in
caso contrario , vedendo la loro tanto amata Patana riverniciata con patè di sarda,
avrebbero usato Fulvio come esca per squali.

La puzza di ora in ora si stava facendo sempre più insopportabile e già
incominciavano i consigli su dove buttare sia il veterinario che la sua mistura; il
pensiero di dover sopportare quella schifezza sino al giorno dopo rendeva tutti un
poco eccitabili e Fulvio, allo scopo di evitare un ammutinameno fu costretto a
trasferirla immediatamente sulla barca che avremmo usato per il bolentino.

Ed ecco il giorno fatidico ; con quello che si stava caricando a bordo si sarebbe
potuto allestire un negozio di pesca : canne di tutti i tipi , casse , cassetti, cassoni
di minuterie , piombi e finali già pronti pendevano appesi ad ogni dove; eravamo
in sette con non meno di 21 canne già pronte con vari tipi di montature.

Finalmente si arriva sul punto prescelto : una ventina di metri di fondo; da quanto
si può capire dallo scandaglio è una scarpata che finisce sulla sabbia una decina di
metri più avanti; Fulvio ha già buttato un pò della sua schifezza e sta urlando le
disposizioni : tutto quello più piccolo di 30 centimetri dentro la tinozza con
l’acqua, servirà come esca viva; tutto il resto salvo parghi, cubere e cernie torna in
acqua; le dimensioni di quelli che teniamo le decido io; sembra Nelson che da le
disposizioni per la battaglia .

Poi è tutto una frenesia : si innesca , si lancia , si salpa , si bestemmia , si rompe ;
le magiate sono continue, le catture meno ; sembra che i pinnuti abbiano seguito
un corso di mangia e frega le esche; qualche ripetente che non ha seguito le lezioni
ci rimane, con gran felicità di tutti gli assatanati.

Fulvio, usando il peso della sua autorità si è appropiato della prima rubirubia
salpata, l’ha innescata con una montatura a galla e l’ha filata in corrente; c’è
ancora abbastanza luce per vedere un paio di schiene che gli ronzano attorno, ed
ecco .... un barracuda di buona taglia attacca, forma un gorgo e va.......

Fulvio immobile, lo squardo al filo, tranquillo come deve essere un grande
condottiero aspetta il momento della ferrata ; Fatta !!!! La canna si piega , la
frizione gracida cedendo filo e ..... addio.....se fuè : la stoica tranquillità va a farsi
benedire, le saracche si sprecano; affiora l’esca tranciata a metà ; un paio di
dentuti continua a seguirla , si avvicinano e via , tornano e via, sembra che il pesce
dimezzato non sia di loro gradimento.

Altri, vedendo lo spettacolo imitano e finalmente qualche barracuda sale a bordo
per poi essere rilasciato; per lo meno ,vengono rilasciati quelli che sono stati
rampinati in bocca e hanno subito pochi danni, gli altri saranno destinati come
cibo/attrazione per gli squali dei subacquei; portare a bordo un barracuda senza
fargli danni è difficile e anche pericoloso.

Le catture di tutti i tipi e di tutte le dimensioni si sprecano, le braccia sono stanche
e allora decido di tentare il colpo grosso: innesco un pargo perro di una ventina di
centimetri e lo calo raso fondo; non fa in tempo ad arrivare che qualcosa di cattivo
come l’aglio se ne impossessa e parte come se volesse emigrare a Miami; due
strapponi per ferrare e mi appresto alla lotta , ciccia, nisba, nada il forzuto se n’è
andato lasciandomi il doppio amo vergognosamente nudo.

Non sia detto che non ci riprovi : altra malcapitata esca e sono in pesca ; non passa
molto che c’è l’abboccata, aspetto , la lascio andare e poi ferro!!!!!!!!! Presa!!!! c’è
e rimane attaccata, tira verso il fondo come un rimorchiatore; Fulvio interviene :
Bloccala !, Bloccala !, fa presto a dire, chi la ferma quella ?; lo so che se si intana
è finita ma se chiudo la frizione può anche rompere; forzo un pò e riesco a
sollevarla di qualche metro, forse sono in sicurezza ; chiunque sia non molla ,
strattona e tira verso casa ; da come si comporta ci sono due possibilità o una
cubera o una cernia; pendo più verso la cernia : è pesante ma non molto vivace,
una cubera si sarebbe scatenata di più .

Finalmente, dopo molto tira e molla affiora : è una guasa, stessa famiglia delle
cernie, di circa 30-40 chili , una boccaccia enorme da cui spunta a lato il mio amo,
Fulvio sentenzia che è troppo grossa per cena e senza pietà mi taglia il filo; manca
poco che gli faccia ingoiare la canna ; volevo vederla da vicino, toccarla , sentirla
e invece sto descarado mi rende orfano ; se non mi trattengono lo puccio nel
bidone della pastura ; va bè pazienza, la lotta e il divertimento avuto non me lo
può togliere nessuno; accendo una sigaretta e lo perdono.

Mentre fumo osservo i compagni di caccia, anche loro mostrano i segni della
stanchezza; uno in particolare sta lottando con qualcosa di vivace che ogni tanto
affiora sciacquando e si reimmerge tirandosi dietro il filo; il pover’uomo è alla
canna del gas, non ha più fiato, arranca ma non vuole cedere la canna ; il pesce
sembra averlo capito e raddoppia gli sforzi ; tutti gli altri ormai hanno riposto le
attrezzature , è solo lui è in lotta ; Fulvio ,che non vede l’ora di rientrare , con
gentile fermezza gli sfila la canna e inizia il recupero; poco tempo ed è fatta : un
Serra di oltre venti chili si dibatte sul ponte; la pescata è finita si leva l’ancora e si
rientra.

Sulla patana ci aspetta uno spuntino notturno , un paio di rum e a nanna; domani è
un altro giorno.

Grazie Cuba.

LA PATANA




PESCI E LUOGHI




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