SANTERIA 1° e 2°

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giordaloco
00domenica 17 settembre 2006 17:47
1° PARTE
E’ da un pò che noto che la novia porta al collo, in tasca o in qualsiasi altro posto
possa essere nascosto, un oggetto, e si premura di nasconderlo ogni qual volta se
lo leva; al mare lo imbosca nel cruscotto auto o sotto il tappetino, in camera
nell’escaparate o nella mesita de noche, cerca di non farmelo vedere; non sono
curioso più di tanto.

Una sera , stiamo cambiandoci per uscire a cena, e vedo “ l’oggetto” in bella
mostra sul comodino : è qualcosa infilato in un sacchettino di stoffa rossa alquanto
sucio (chiaro, se lo porta sempre addosso).

Lei è in bagno per cui le grido : Metto la tua “cosa” nel comodino; quanto mai !!!
, arriva come una furia, farfuglia parole strane * reguardo, padrino, mala suerte,*
mi si getta addosso , quasi mi stacca un dito, me lo strappa di mano gridando: lo
has tocado, lo has tocado !!! e si mette a piangere.

Piange e non vuole spiegarsi; bene, adesso basta o mi spiega o la sbatto nella
porqueriza e ce la lascio fino a che non si calma; a poco a poco riacquista un certo
controllo e fra sospiri, lacrime e tremori riesco a capire che è un reguardo, fatto dal
suo padrino, che deve portarlo sempre con lei e che nessuno deve toccarlo pena la
fine del mondo , il suo si intende.

Urgono mas informacion : il padrino non è il padrazo ma la sua guida , il suo guro,
il suo consigliere ; insomma il suo brujo spillasoldi. il reguardo è una specie di
talismano fatto appositamente per lei e che nessuno deve vedere o toccare; è
disperata, chissà cosa le potrà capitare adesso, devo portarla subito da lui; e la
cena?; o stolto mortale cosa è più importane ? la cena o la fine sua, di Cuba e di
tutti i suoi abitanti ? Si va.

El Vaquerito, la zona più malfamata e disastrata di Moron, nessuno ci va
volentieri, di notte poi non ci passa nemmeno la polizia, per almeno il 90% e tutta
etnia nera, va bene che le informazioni arrivano da bianchi e possono essere
alquanto di parte, ma io non mi sento del tutto tranquillo.

La casa , pur essendo sulla principale e non nelle stradine quasi impraticabili ai
lati, sembra isolata: è completamente circondata da un’alta muraglia di piante
grasse spinose con un solo varco sbarrato da un cancello sbilenco.

Alle invocazioni disperate della chica arriva il maggiordomo/shiavo/secondo in
comando (questo lo saprò dopo); una discussione tipo : ahora come, despues debe
ablar con los spiritos ecc. ecc., e ci fa accomodare in una saletta in cui si nota che
il dueno deve passarsela bene coi suoi polli (nel senso sia letterale che metaforico)
: Televisore, videoregistratore, gravadora mega; su un tavolino ci saranno una
ventina di bicchieri colorati di tutte le forme con cannuccia e sbattitore fantasia; su
delle mensole fanno bella mostra cose nauseabonde e inclassificabili, il tutto
condito dall’immancabile musica a tutto volume.

Il vice capo è andato ad annunciarci e, guarda caso, la cena e il miting coi santi si
è già concluso e il santone ci allieta con la sua presenza (sarà forse dovuto al fatto
che il postulante sia accompagnato da uno Yuma ?)

Un ometto di statura media, nero, gli occhi furbi e un poco in fuori, capelli radi,
crespi sale e pepe, ciuffetti di barba qua e là, magro e un sorriso a 32 denti (se ce li
avesse); alla spiegazione della pobrecita si fa scuro e empeza a enumerare una lista
di probabili catastrofi bibliche da far impallidire Mosè : stringi stringi è necesario
rifare il rito e già che ci sono potrebbe farne uno anche per me ????!!!!!

Furbo il mago magò, deve aver visto l’occasione per rifarsi il guarnaroba;
cautamente tasto il terreno, niente di preoccupante un paio di bottiglie di ron (di
quello buono però, vai a sapere se i santi si arrabbiano con roba scadente) e un
paio di dollari a testa per coprire le spese della materia prima.

Per calmare la quasi infartata è niente, per cui avanti con lo spettacolo: ci fa
accomodare nel suo studio; un cubicolo di tre per tre tapezzato di immagini varie,
santi, santini, altarini, candele, tazzine di caffè, un bicchiere con dentro un uovo,
un braciere spento pieno di cartine arrotolate e ossicini vari, qualche teschio di
animali sconosciuti , una pianta da cui pendono biglietti d’anteguerra, una
collezione di bottiglie piene di intrugli, una rastrelliera piena di fili colorati (forse
si da all’uncinetto), e gli immancabili San Lazaro e la Madonna del Cobre
debitamente circondati dalle offerte votive (riso,frutta,rum,sigari ecc.); quel
magazzino di pacottiglia è talmente pieno che smetto di descrivere.

Inizia il rito: sceglie due sassi, li avvolge in alcune foglie e inizia a ricoprirli con
fili di vari colori borbottando cose strane, quando ha confezionato due ciocolattini
multicolori li sbatte in una ciotola e chiama lo schiavetto: paloma Y gallo ordina.

Mentre aspetta i sacrificandi riempie a metà la ciotola con misture varie ( mi
sembra anche miele), polveri e un pò di osso gratuggiato, mi assicura che è umano
e che lo ha personalmente prelevato dal cimitero locale in una notte senza luna, a
me sembrano delle costine di puerco, ma si sa sono incompetente; per finire
aggiunge qualche spillo, forse per pungere las almas maldidas se cercano di
avvicinarsi.

Arriva il luogotenente e incomincia la parte che speravo di evitare: ciuccia ron e lo
spruzza in faccia alla colomba e al gallo condendo il tutto con fumo di sigaro
aspirato al contrario; dimenticavo prima ci ha passato i volatili su tutto il
corpo.(purificazione credo)

Tiriamo un velo pietoso sullo sgozzamento: versa il sangue nella ciotola , unisce
qualche foglia e rimescola il tutto, cioccolattini, brodaglia e schifezze.

Tutto felice ed euforico ci avverte che la pozione deve riposare una settimana e
che possiamo ritornare a prendere los reguardos per la grande festa che darà per
San Lazaro, siamo tutti invitati.

Nessuna preoccupazione per la sicurezza e la mala suerte, quello che ha fatto ci
copre sino alla consegna dell’insanguinato oggetto.

Non vedo l’ora di smammare, l’orologio indica le due, ho la pancia che reclama il
dovuto, quattro ore seduto su un seggiolino sbrecciato, a servire da antipasto alle
zanzare, hanno portato al limite la mia resistenza , se si inventa ancora qualcosa lo
sacifico io al dio cibo.

Per fortuna è tutto finito saluti e abbracci, saldo debiti e via ; il ritorno per il ritiro
e la partecipazione al sabba sono un’altra storia che leggerete un’altra volta adesso
ho FAME !!!!!!!!!!!!!!!

2° PARTE

E’ tutta la settimana che la chica è eccitata in previsione del prossimo ritiro del
reguardo e della prossima partecipazione alla festa di San Lazaro; rompe per
essere portata a controllare come procede il bagnetto emodialitico della schifezza.

Preso per sfinimento, una mattina decido di accontentarla , almeno vedrò il posto
alla luce del sole : l’entrata è un pò meno sinistra di giorno, ci fanno accomodare
nel giardino, un assortimento di sedie di tutte le forme e dimensioni, più o meno
rabberciate, fanno da supporto a una decina di postulanti al riparo del sole sotto
una pianta “sacra ?” (saprò poi che dai suoi frutti si ricavano le maracas); in un
recinto fatto con rami di marabù un paio di civo e un altro indefinito ungulato
aspettano il grande momento, polli e galline ci razzolano fra i piedi e un cane
senza un orecchio cerca di farsi notare leccandomi i sandali.

Prevedo una lunga attesa, ma..........miracolo Yumesco esce dalla baracca il vice
capo spingendo fuori una abuelita che stringe gelosamente al petto un rametto
farcito di festoni multicolori e ci fa segno di entrare nell’antro.

Baci, abbracci, strette di mano e lo sciamano ci piega che tutto procede bene, che
gli spiriti sono venuti, hanno fatto quello che dovevano fare ??? , però ne manca
uno ma sicuramente per il sabba sarà venuto anche lui (speriamo bene visto i
trasporti dell’isola); tutto orgoglioso ci mostra i sacchetti rossi già pronti che
pendono al collo della statuetta della Virgen de el Cobre.

Accetto il caffè ma ho fretta di tagliare la corda : ho due amici che mi spettano per
una pescata pomeridian/notturna sui ponti del Cajo e non voglio tardare; per cui
saluti e baci, arrivederci alla prossima spiritual/disco e spingendo una riluttante
novia mi involo.

Arriva la grande notte; la chica si è preparata come se dovesse andare a una prima
della Scala, tutta trucco e lustrini; il mio inseparabile amico cubano non credente,
intercalando palavras como boverias, locuras, trampa eccetera cerca di
dissuadermi ma vedendo inutili i suoi sforzi si offre di accompagnarmi col suo
coche come guardia del corpo, bello sforzo : il cavallo è suo ma il coche è un mio
regalo disinteressato , son proprio un Cama....... disinterssato una pin..... gli ho
fornito il biroccio in modo che quando sono a Moron mi scorrazzi gratis, ( piccola
rivalsa di uno straniero sfruttato).

Accetto e via; avvicinandosi al miting degli spiriti la prima cosa che colpisce è una
cocofonia assordante : sembra che un gruppo di carpentieri si sia unito a dei
batteristi fondendosi in qualcosa che solo con un grande sforzo si potrebbe
definire musica.

Dentro, c’è di tutto e di più, chicas con vestiti da sera, ninas y mujeres en blanco,
hot pants e barrighe al vento; per gli uomini lo mismo : giacche che rivestono due
improbabili ricconi pendendo da tutte le parti, petti nudi e pantaloni al ginocchio,
qualche anziano compostissimo nella sua tradizionale camicia cubana guarda con
amorevole compiacimento quell’impossibile assortimento di umanità fumandosi
un sigaro.

Non ho nemmeno il tempo di analizzare la situazione che il “luogotenente” mi
schiaffa in mano un bicchere da un quarto pieno di rum; un contatto con
quell’acqua e già le mie papille gustative hanno lanciato l’allarme per i bomberos ;
vengo salvato dalla Jefa che sostituisce l’intruglio infernale fatto in casa con un
normale ma meno pericoloso Havana .

Frattanto nel giardino, illuminato con qualsiasi cosa che possa far luce, scopro la
fonte della cacofonia: quattro o cinque energumeni picchiano allegramente su
articoli di ferramenta : chiodoni tipo crocifissione contro badili, macheti contro
latte, zappe contro zappe, e altro; mentre tre o quattro tamburini cercano di
coordinare e dare un senso ritmico al tutto.

Sembra incredibile ma il numero dei borrachos supera quello dei presenti; due o
tre megere stanno rimestando in calderoni che sicuramente ospiteranno i
sacrificandi; dal gruppo si staccano il brujo in seconda, petto nudo, fascia rossa al
collo e calzoni strappati al ginocchio, e un altro alcolizzato; incominciano a
cantare in una lingua strana che non è sicuramente spagnolo e danzano cercando di
slogarsi tutte le giunture. (mi spiegano poi che è una lingua che si tramandano da
generazioni).

Un tafferuglio squote la massa che ondeggia , si divide e mette in evidenza due
buttafuori nubiani che cercano di levare dalle mani di un exagitato una matrona di
buona stazza che pur in cattive acque non smette di mettere in dubbio discendenze
passate, presenti e future nonchè improbabili incroci dell’aggressore.

Finalmente torna la calma e vengo guidato nello studio approntato per la festa : dai
muri pendono foglie di palma come una tappezzeria, per terra e su banconi fanno
bella mostra frutta, candele, mucchietti di monete e banconote, bottiglie varie (2
mie, le offerte ai santi), torte (una mia), noci di cocco, dolcetti, sigarette, sigari;
tutti doni che saranno benedetti ??? e poi consumati dalla comunità; penso che
monete e dinero prenderanno un’altra strada.

Alla chica non è stato permesso entrare, io al contrario sto riprendendo tutto, il
capo sembra molto contento di una testimonianza per i posteri.

Inizia lo spettacolo: il brujo purifica tutti i presenti (sei o sette me compreso)
passandogli addosso un gallo che darebbe non so cosa per essere in un altro posto
e le foglie di una pianta, poi spruzza rum con la bocca sopra tutte le offerte
condendo il tutto con fumo di sigaro e sangue di gallo che nel frattempo ha
sgozzato mentre fuori continua la musica a percussione (si !!! dei timpani).

A questo punto, ripulito il posto e i presenti da tutte le influenze negative fa
entrare il primo postulante : borracho; in mano, appese per le zampe tre palomas e
un gallo, consegna tutto al jefe che incomincia a strusciargli addosso tutte quelle
cose starnazzanti e lo inonda di spruzzi di rum e fumo ; mi sorge il dubbio che
prima, vedendo la mia faccia, si sia trattenuto dall’inondare anche la mia cara di
schifezze .

Provvede al salasso definitivo dei volatili mettendo il sangue delle paloma in una
ciotola e quello del gallo in un’altra, aggiunge liquidi vari : penso rum e miele e
poi scrive qualcosa su un foglio bisunto, lo divide in due, gli da fuoco, lo butta nel
bracere e spruzza le due parti col sangue.

Toglie da un sacchetto rosso dei dischetti d’osso, bianchi da una parte e neri
dall’altra; li piazza in mano al malcapitato e gli ordina di gettarli in aria; ricadendo
vanno da tutte le parti e allora, come cani da tartufi, tutti si gettano alla caccia al
tesoro; recuperati , vengono riconsegnati al brujo che esegue il conteggio dei
bianchi e dei neri; lancia grida di giubilo e assicura il negrito che tutto è sistemato
e che non avrà più problemi (quali non lo so e ben mi guardo dal chiedere);
generose sorsate di rum e pacche sulle spalle congedano il gonzo di turno.

Avanti un altro; questo entra tirandosi dietro un civo e un paio di galli;
sicuramente deve essere una cosa grossa : o ha una pila di corna che arrivano al
cielo o ha attentato alla verginità di Fidel.

La scena della mattanza si ripete con la sola variante del civo che non vuole
saperne di collaborare, ci si mettono in tre per risolvere il problema; durante la
“caccia” il locale è sconvolto : frutta, torte, bottiglie sono volate da tutte le parti;
un servizio d’ordine, prettamente maschile, ripristina una parvenza di logica.

Il brujo a questo punto consegna, dopo averla debitamente cosparsa di schifezze,
una noce di cocco all’incasinato e gli ordina di spezzarla per terra; al primo lancio
niente da fare: gli scivola di mano, schizza di lato e finisce sulla rotula di un
collaboratore, risa , insulti e dileggio; mortificato ci riprova e finalmente volano
pezzi di cocco da tutte le parti; altra ricerca del santo graal e riconta del bianco e
del nero; sembra che stasera tutti abbiano buena suerte ; il miracolato urla : he
hecho, he hecho !!! e parte verso l’uscita per portare la buona novella al mondo.

Stanco e nauseato invento un problema idraulico e infilo la porta, fuori il sabba
impazza: la musica “sacra” ha lasciato il posto a qualcosa di più ballabile e tutti ci
danno dentro; delle abuelitas stanno allegramnete spennando le offerte e facendo a
pezzi il civo buttando i pezzi nei calderoni mentre negli angolini bui apretan duro.

Mi riunisco alla novia che si agita al ritmo della musica e al mio amico cubano
rigorosamente astemio (quando guida bestie o carros) ; sono confuso, frastornato,
assordato e assonnato; vorrei andarmene ma la chica vuole il suo reguardo e non
sembra per niente stanca, beata gioventù.

Sono le tre del mattino e finalmente veniamo richiamati nello “studio”; intorno
intanto la festa è alla fine : mangiato bevuto e benedetti a poco a poco se ne vanno
o se ne stanno stravaccati sulle panche.

Il Jefe visibilmente alticcio sta pasticciando nel contenitore dei reguardos, li
toglie, li disinfetta con del rum e li infila nei sacchetti rossi; raccomandazioni,
minacce : dobbiamo portarlo sempre con noi, nessuno deve toccarlo, quando si fa
sesso va levato o il cielo ci cadrà in testa.

Sono le quattro e finalmente sono a bordo del coche, un freddo cane, non ci
saranno più di otto gradi, mi stringo alla novia nell’assurda speranza di scaldarmi
un poco, finalmente sono a casa.

Il reguardo dopo due giorni iniziò a puzzare nonostante un’abbondante dose di
profumo e finì in mare durante una pescata notturna al Cajo, mossa maldestra, in
quanto penso che la sua puzza fece emigrare a Miami tutto il pesce della zona, per
un paio di giorni non presi più niente.

Sono passati anni , sono ancora vivo e in buona salute, non mi è capitato niente
per cui decidete voi.
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